Resetta la password

I tuoi risultati di ricerca
08/05/2023
Pandemia e smart working

Pandemia e smart working: scongelamento collettivo 

Almeno per il momento abbiamo indagato il fenomeno pandemico mostrando le conseguenze della crisi in ambito lavorativo, specialmente in termini di trasformazione delle modalità di impiego e di benefici da essa derivanti. Proviamo ora a fare un piccolo passo indietro e osservare il periodo storico appena trascorso da un punto di vista teorico.


Il modello di Lewin

I cambiamenti innescati dalla pandemia di COVID-19 sono stati, come ampiamente sottolineato, molti e radicali. Tentare di analizzarne la portata non è impresa facile; ragion per cui può essere utile sfruttare il Modello di Gestione del Cambiamento di Kurt Lewin, meglio conosciuto come Unfreeze, Change, Refreeze. Basato sull’idea che per ottenere la trasformazione di un blocco di ghiaccio sia prima necessario scioglierlo (Unfreeze), quindi versarlo in un nuovo “stampo” (Change) e infine ricongelarlo nella nuova forma (Refreeze), il modello ideato da Lewin sostiene che per modificare un’organizzazione esistente occorra innanzitutto individuarne lo status quo e identificare gli elementi che dovranno subire modifica, poi cercare di abbattere tutto ciò che ostacola il raggiungimento dell’obiettivo prefissatosi e, una volta attuato il cambiamento, operare un ulteriore sforzo volto a ricongelare quanto ottenuto affinché da “novità” diventi “norma”. Con un conseguente ritorno alla situazione di stasi iniziale.

Se pensiamo alle trasformazioni in ambito professionale registrate nel corso degli ultimi anni è possibile osservare come, già prima di marzo 2020, le condizioni socio-demografiche e lo stato dell’automazione in generale avessero convinto alcune aziende ad avviare un processo di scongelamento delle proprie “strutture”, indirizzandosi verso una maggiore flessibilità lavorativa sia da un punto di vista spaziale che temporale, iniziando cioè a sperimentare le ormai note soluzioni da remoto o, perché no, incoraggiando i primi tentativi di compressione degli orari di lavoro.


Marzo 2020

È inevitabile considerare questa data come un turning point di rilevanza assoluta, dal momento che qualsiasi tipo di analisi relativa ai cambiamenti avvenuti da tre anni a questa parte non può evidentemente prescindere dallo sconvolgimento su scala globale innescato dall’inizio della crisi infettiva.

La pandemia ha cambiato tutto, stravolgendo all’improvviso le “regole del gioco”. A fronte, infatti, delle suddette iniziative intraprese da alcune aziende prima dello scoppio dell’emergenza, il lockdown forzato ha dato il via a un processo di scongelamento collettivo di dimensioni inimmaginabili. Centinaia di milioni di professionisti in tutto il mondo hanno cominciato a lavorare da remoto, costringendo le aziende presso le quali erano impiegati a un rapido processo di rinnovamento interno, necessario a mantenere intatta la propria operatività riuscendo però al contempo a preservare la sicurezza dei propri dipendenti. Un’urgenza che, come ben sappiamo, ha reso possibile la diffusione di termini e concetti come quello di smart working e coworking e ha di fatto aiutato a impostare una fase di “Change” che, seppur non sempre e ovunque in maniera uniforme, sta progredendo sempre più in direzione di una ragionata e consapevole flessibilità globale.


NotOnlyDesk e Refreeze

Quale sarà dunque il prossimo passo? Secondo la teoria di Lewin le innumerevoli trasformazioni a cui stiamo assistendo dovranno, in un futuro più o meno prossimo, conoscere una fase di ricongelamento. È altresì abbastanza evidente che, ad oggi, una condizione di stabilità sia ancora ben lontana dal realizzarsi, dal momento che, anche in termini lavorativi, il nostro Paese (e il mondo in generale) sono attualmente in fase di sperimentazione e ricerca.

Quel che è certo invece è che NotOnlyDesk vuole divenire uno dei centri nevralgici di questo processo, accompagnando e contribuendo alla fase di “Change” per assestarsi come base fondante del successivo “Refreeze”. NotOnlyDesk, la cui mission – come più volte ricordato – consiste nel creare il più grande networking esistente, è una realtà giovane e intraprendente che rappresenta uno degli esempi più cristallini della sperimentazione in atto. Coworking e smart working, già individuati come elementi necessari alla transizione verso un futuro più “flessibile”, sono infatti pietre angolari del progetto di NOD. Un progetto unico nel suo genere che risponde alle esigenze del presente, ma guarda costantemente al futuro.

Pandemia: tra scongelamento collettivo e futuro da (ri)definire

Almeno per il momento abbiamo indagato il fenomeno pandemico mostrando le conseguenze della crisi in ambito lavorativo, specialmente in termini di trasformazione delle modalità di impiego e di benefici da essa derivanti. Proviamo ora a fare un piccolo passo indietro e osservare il periodo storico appena trascorso da un punto di vista teorico.


Il modello di Lewin

I cambiamenti innescati dalla pandemia di COVID-19 sono stati, come ampiamente sottolineato, molti e radicali. Tentare di analizzarne la portata non è impresa facile; ragion per cui può essere utile sfruttare il Modello di Gestione del Cambiamento di Kurt Lewin, meglio conosciuto come Unfreeze, Change, Refreeze. Basato sull’idea che per ottenere la trasformazione di un blocco di ghiaccio sia prima necessario scioglierlo (Unfreeze), quindi versarlo in un nuovo “stampo” (Change) e infine ricongelarlo nella nuova forma(Refreeze), il modello ideato da Lewin sostiene che per modificare un’organizzazione esistente occorra innanzitutto individuarne lo status quo e identificare gli elementi che dovranno subire modifica, poi cercare di abbattere tutto ciò che ostacola il raggiungimento dell’obiettivo prefissatosi e, una volta attuato il cambiamento, operare un ulteriore sforzo volto a ricongelare quanto ottenuto affinché da “novità” diventi “norma”. Con un conseguente ritorno alla situazione di stasi iniziale.

Se pensiamo alle trasformazioni in ambito professionale registrate nel corso degli ultimi anni è possibile osservare come, già prima di marzo 2020, le condizioni socio-demografiche e lo stato dell’automazione in generale avessero convinto alcune aziende ad avviare un processo di scongelamento delle proprie “strutture”, indirizzandosi verso una maggiore flessibilità lavorativa sia da un punto di vista spaziale che temporale, iniziando cioè a sperimentare le ormai note soluzioni da remoto o, perché no, incoraggiando i primi tentativi di compressione degli orari di lavoro.


Marzo 2020

È inevitabile considerare questa data come un turning point di rilevanza assoluta, dal momento che qualsiasi tipo di analisi relativa ai cambiamenti avvenuti da tre anni a questa parte non può evidentemente prescindere dallo sconvolgimento su scala globale innescato dall’inizio della crisi infettiva.

La pandemia ha cambiato tutto, stravolgendo all’improvviso le “regole del gioco”. A fronte, infatti, delle suddette iniziative intraprese da alcune aziende prima dello scoppio dell’emergenza, il lockdown forzato ha dato il via a un processo di scongelamento collettivo di dimensioni inimmaginabili. Centinaia di milioni di professionisti in tutto il mondo hanno cominciato a lavorare da remoto, costringendo le aziende presso le quali erano impiegati a un rapido processo di rinnovamento interno, necessario a mantenere intatta la propria operatività riuscendo però al contempo a preservare la sicurezza dei propri dipendenti. Un’urgenza che, come ben sappiamo, ha reso possibile la diffusione di termini e concetti come quello di smart working e coworking e ha di fatto aiutato a impostare una fase di “Change” che, seppur non sempre e ovunque in maniera uniforme, sta progredendo sempre più in direzione di una ragionata e consapevole flessibilità globale.


NotOnlyDesk e Refreeze

Quale sarà dunque il prossimo passo? Secondo la teoria di Lewin le innumerevoli trasformazioni a cui stiamo assistendo dovranno, in un futuro più o meno prossimo, conoscere una fase di ricongelamento. È altresì abbastanza evidente che, ad oggi, una condizione di stabilità sia ancora ben lontana dal realizzarsi, dal momento che, anche in termini lavorativi, il nostro Paese (e il mondo in generale) sono attualmente in fase di sperimentazione e ricerca.

Quel che è certo invece è che NotOnlyDesk vuole divenire uno dei centri nevralgici di questo processo, accompagnando e contribuendo alla fase di “Change” per assestarsi come base fondante del successivo “Refreeze”. NotOnlyDesk, la cui mission – come più volte ricordato – consiste nel creare il più grande networking esistente, è una realtà giovane e intraprendente che rappresenta uno degli esempi più cristallini della sperimentazione in atto. Coworking e smart working, già individuati come elementi necessari alla transizione verso un futuro più “flessibile”, sono infatti pietre angolari del progetto di NOD. Un progetto unico nel suo genere che risponde alle esigenze del presente, ma guarda costantemente al futuro.

Categoria: News, Rent a Desk, Workspace
Condividere